Orientamento Pedagogico

Cari genitori prendetevi un pò di tempo e con calma riflettete su questo testo, i ragazzi della parrocchia ci stanno a cuore. Ovviamente se lo ritenete, fatelo leggere a chi non ha un accesso a internet. Grazie.

 

L’essere umano è un individuo (Persona) educabile. In lui c’è un’innata propensione al bene pur coesistendo la pulsione al male. Nel processo educativo accompagniamo gli educandi verso un sempre un maggiore disvelamento delle proprie propensioni, i così detti talenti destinati a trasformarsi in competenze ma per il momento presenti soltanto come potenzialità. Il processo educativo deve pertanto avere come obiettivo sommo, il progressivo disvelamento delle innate competenze di ogni persona il che sottintende all’inalienabile rispetto che deve essere riconosciuto a ciascuna persona quale portatrice di intrinseca dignità. Favorire dunque il disvelamento di competenze  in una costante vigilanza affinchè il bene emerga sempre più e trionfi nella vita, nelle scelte e nell’impegno di ciascuno.

Dal canto suo  il bene, inevitabilmente finisce sempre per coincidere con il bello; si tratta di  due aspetti inscindibili di una stessa realtà.

Lo stesso però non si può dire del male: spesso infatti soprattutto in un mondo patinato e fittizio come il nostro, il male si maschera al punto da apparirci bello ma, mai e poi mai potrà diventare bene. Cioè, se nel mare magnum del nulla, anche il male può apparirci bello, nel senso di affascinante, accattivante, certo è che mai potrà essere bene. Ciò che è bene infatti è sempre bene, diretto, immediato, immutabile anche quando non fa notizia, quando non trova consensi, talvolta è ancor più deriso, umiliato, stretto all’angolo. Allo stesso modo il male, benché tenti i più svariati travestimenti, al massimo può risultare come un bel contenitore vuoto o peggio ancora pieno di altro male e se a causa e per conseguenza del potere fascinoso e affascinante che emana i più dovessero indicarlo come bene la sua natura e la sua sostanza non muterebbero, quel finto bene, quel bene apparente resterebbe sempre e comunque male. Ecco perché dobbiamo vigilare, affinchè questo fascino talvolta molto bene orchestrato non appanni i nostri occhi e le nostre menti, ma ancor più quelle dei bambini, degli adolescenti e dei giovani cioè di tutti quei piccoli che al pari di giovani e scalpitanti cuccioli sono facili prede da catturare. Emerge chiaramente la responsabilità di ciascuno, la responsabilità cui nessuno può né deve sottrarsi; nessuno infatti può dire o peggio ancora pensare: non è affar mio, non è mio figlio, io non ho figli e via di questo passo. Siamo nel bel mezzo di uno tsunami e di bello c’è ben poco; con quale coraggio e attingendo a quale ideologia o filosofia possiamo dire: io non ho colpe, io cosa posso fare? Ci si impone un’assunzione di responsabilità super partes che coincide con la capacità e la lucidità di sapere e volere leggere oltre la coltre nebbiosa; è il momento di rimuovere la cataratta, è il momento di ripeterci con lo psicologo e psichiatra viennese, V. E. Frankl: “Se non io, chi? Se non ora, quando?”

La generale crisi dei valori, la famiglia allargata, l’assenza del senso del limite, la mancanza di rispetto inteso nella più ampia accezione del termine (per se stessi, l’ambiente, la natura, gli altri, ecc.), sono soltanto alcuni aspetti di una crisi profonda che sottolinea la precarietà della nostra cultura ed il desiderio talvolta mal celato dei bambini, degli adolescenti e dei giovani di percorrere strade ben battute, al riparo da sorprese.

In realtà, ciò che accade quotidianamente, è proprio il contrario: sempre più spesso si sentono espressioni come “emergenza educativa”; stiamo vivendo in un tempo di non sicurezza generalizzata.

Gli adulti, in perenne corsa per fronteggiare la vita sempre più costosa ed esigente, non hanno tempo, non sanno trovarne, talvolta non vogliono; non sempre si creano occasioni, tempi, spazi per incontrare i propri figli, ascoltarli e parlare con loro, giocare con loro, confrontarsi, scontrarsi anche, riconoscendogli tempi e luoghi nel rispetto delle esigenze della loro età e condizione.

La vita frenetica o al contrario la vita piatta, senza stimoli, nella quale molti bambini e adolescenti vivono, più facilmente li spinge verso altri orizzonti. Spesso la compagnia talvolta discutibile di ragazzi più grandi diventa la cosa più bella e questi il modello più ambito.

La domanda da porsi è: noi, cosa possiamo fare? Io… che cosa posso fare?

Innanzi tutto, l’ottica si sposta: non più prevenire il danno, ma la salute nel senso più ampio del termine. Fare prevenzione e orientamento pedagogico, proponendo approcci e modalità che favoriscano la crescita della Persona e della sua personalità, senza tuttavia trascurare quella della collettività, nel rispetto di tutte le individualità, le problematiche e le differenze.

Dunque, date queste premesse, non possiamo neppure pensare ad interventi significativi se non considerando come inalienabili alcuni principi fondamentali quali:

  • l’importanza della comunicazione: tutto parte dalla relazione; pertanto, costruire relazioni positive è il presupposto necessario per qualsiasi tipo di intervento;
    • imparare a gestire eventuali disagi e o disabilità: in famiglia, a scuola, nel gruppo di amici e conoscenti;
    • escogitare modalità di intervento: promuovere la cultura dei valori per se stessi e per gli altri. I modi sono una cosa, gli obiettivi un’altra;
    • promuovere sempre l’autostima e la cooperazione. In un mondo che educa e propone troppo spesso modelli competitivi e propaganda il sano egoismo, promuoviamo e sosteniamo il sano altruismo e la cooperazione: io e gli altri;
    • modalità di intervento in famiglia: attenzione agli indicatori di malessere del proprio figlio, incremento delle capacità di ascolto e comunicazione con i figli.

Gli ambiti di intervento sono molteplici: sin dalla primissima infanzia è possibile e quanto mai utile fare formazione agli adulti significativi nella vita del bambino (genitori, nonni, educatori, ecc), affinché si diffonda la consapevolezza che tutto educa e che “i bambini ci guardano”. E’ evidente l’incommensurabile responsabilità che grava sul mondo e sul modo degli adulti.

Crescendo poi, crescono anche le ansie e i conflitti; sempre più spesso assistiamo a veri e propri dissesti familiari che mettono a dura prova la capacità di resistere e sopravvivere a grandi terremoti emotivi con conseguenze destabilizzanti e talvolta devastanti. Spesso i figli si scoprono soli nel tentativo di restare a galla e, talvolta, mentre galleggiano finiscono per incagliarsi in zone pericolose. Chi si occupa di loro?

 

 

 

                                                                                                                        Pina Tessitore

(Psicopedagogista ed Educatore)

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