Catechesi del Vescovo, 11-12-13-14 agosto-Campagnano di Roma

DIOCESI DI CIVITA CASTELLANA

UFFICIO STAMPA DELLA DIOCESI

 

Catechesi del Vescovo Romano Rossi

11-12-13-14 agosto – Ore 8.30-13.00

Centro Parrocchiale – Campagnano di Roma

 “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

 

Il grido di Gesù morente, chiave della sua missione e della sua passione.

«Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloi, Eloi, lema sabactàni? Che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ». (…..) Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. (Mc 15, 33-37).

                                                                         «Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Quante volte il grido di Gesù è il nostro grido? È  il momento in cui viviamo l’abbandono insieme a Gesù.

                                                                         Si notino le circostanze: Gesù era stato martoriato e infine messo in croce. Intorno a lui la gente lo ingiuriava. Il suo corpo stava collassando ed egli, moribondo, stava negli spasmi della morte. Un’eclissi solare fece oscurare l’intero luogo.

                                                                         Che cosa fece a questo punto Gesù, in tale abbandono totale che sperimentava, appena prima di rendere lo spirito? Fece ciò che avrebbe fatto un Giudeo praticante: recitò l’inizio del Salmo 22! Il timore di essere abbandonato da Dio nell’ora di grande prostrazione, tocca l’animo di vari credenti che si rivolgono in preghiera al Signore chiedendogli di non farlo (Sal 27,9; 38, 21). Nei momenti estremi, si ha solo il «Dio della mia salvezza» che può ancora intervenire.

                                                                         E là su quella croce, proprio nell’istante della morte di Gesù, vi è un secondo grido, ancora più forte, più intenso del primo: è il grido della speranza, la ferma e decisa fede di Gesù nel credere di essere ancora il Figlio del Padre, e da Lui amato e nuovamente accolto, nonostante la realtà dell’abbandono vissuto.

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