Pietre Vive

Martedì 20 ottobre 2015 – ore 17.00

Chiesa Cattedrale di Civita Castellana

CELEBRAZIONE DEL MANDATO DIOCESANO

agli Animatori della Catechesi, Liturgia e Carità,

“Pietre Vive” per l’edificazione della nostra Chiesa particolare

presieduta da

S. E. Mons. Romano Rossi

Vescovo di Civita Castellana

 

Martedì 20 ottobre, nel solenne giorno della Dedicazione della Chiesa Cattedrale, la Chiesa principale della Diocesi, com’è ormai tradizione, durante la celebrazione eucaristica, il Vescovo conferirà ai catechisti, agli animatori della liturgia e agli operatori della carità, il mandato a coloro che, in diversi ruoli, si mettono a servizio della pastorale parrocchiale, in quanto catechisti ed altri operatori, che in forza del battesimo sono stati prescelti, chiamati e inviati secondo la vocazione specifica di ciascuno.

Il mandato è un riconoscimento della Chiesa del proprio dono, e forte di questo mandato è inviato a portare a coloro che avvicineranno, nel servizio alla Parola, nella preghiera e nella solidarietà, la carità di tutta la Chiesa che è in Civita Castellana.

è un evento di grande intensità e di forte partecipazione, che vedrà la presenza attiva di numerosi operatori pastorali, provenienti dalle 76 parrocchie della Diocesi, uniti e in comunione con il proprio vescovo, monsignor Romano Rossi, per essere portatori di un messaggio di speranza, di fiducia che ognuno degli animatori parrocchiali infonderà nella realtà quotidiana del lavoro, della parrocchia e della famiglia.

Coinvolgente il rito del «mandato» agli operatori pastorali dei tre ambiti, per la consegna ad operare nel nome della Chiesa, un coinvolgimento totale, interiore ad essere cristiani credibili per la costruzione del Regno. Ad ogni domanda di impegno del Vescovo, per tre volte echeggerà forte nella Chiesa cattedrale «Sì, lo voglio».

Un avvenimento dal quale traspare il volto di una comunità tutta ministeriale, la quale vive nella dimensione profetica ed evangelizzante. una comunità è cristiana quando esercita insieme, e in stretto rapporto: «Parola, Eucaristia, Carità».

Un tale compito non è possibile attuarlo senza la presenza efficace di operatori preparati e motivati: laici che, insieme ai loro pastori, svolgono la funzione di stimolo, di promozione e di servizio alla comunità.

E come cristiani, sostenuti dal dono della fede, della speranza e della carità, dobbiamo lasciare giudicare la nostra esistenza e il nostro agire quotidiano, dalla Parola, la quale modella la nostra coscienza nella fede della Chiesa, chiamandoci a continua conversione «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt  3, 15) e chiediamo al Signore, come ci invita a fare Papa Francesco, la grazia di aprire il nostro cuore agli altri, per essere «operatori di misericordia», consolando, sostenendo ed annunciando la Parola di Vita.

Di fronte al dilagare di manifestazioni di una generazione imprevedibile nei suoi gesti estremi, è tempo di cominciare a cogliere e con urgenza un cambiamento e un bisogno interiore di trascendenza, per essere segno dell’attesa, della pace e riconoscibile come comunità d’amore e di condivisione.

questi avvenimenti diocesani sono segni e testimonianze che interpellano e invitano alla speranza, quello di dare un significato alla vita e un invito a ricercare i veri valori.

«La Madonna ad Rupes, patrona della nostra diocesi, ci aiuti a perseguire quanto ci siamo proposti in quest’anno pastorale».                                                                                      

  Giancarlo Palazzi

Assemblea Diocesana

 

Venerdì 9 ottobre 2015 – ore 20.45

Nepi – Chiesa Sacra Famiglia

CONSEGNA «MOSAICO DI PIETRE VIVE»

 

“Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pt 2, 4-5)

 

 

Venerdì 9 ottobre, presso la Chiesa della Sacra Famiglia, a Nepi, il Vescovo Romano Rossi presenterà a tutta la diocesi l’edizione del «Mosaico di Pietre Vive» per l’anno pastorale 2015–2016.

«Pietre Vive» perché i cristiani sono viventi, sono delle storie di salvezza che il Signore sta costruendo con queste persone, diverse, complementari, le quali poi insieme costituiscono lo splendido progetto di un mosaico.

Il titolo riecheggia il tema dell’anno della Misericordia indetto da papa Francesco ad iniziare dall’8 dicembre di quest’anno.

«I giorni della Misericordia» è questo il titolo del sussidio che viene offerto alle parrocchie come stimolo e mezzo per la riflessione personale alla luce soprattutto, della nuova evangelizzazione per l’edificazione di una Chiesa veramente di popolo e come invito ad approfondire il senso cristiano della vita. È la missione della Chiesa.

In copertina è riprodotta l’immagine della crocifissione nel momento in cui Gesù affida la Madre al discepolo e il discepolo alla Madre.

 

 

“Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo  stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2, 20-22).

 

 

LE   PIETRE   VIVE   RIPRENDONO  IL  CAMMINO

 Lettera del parroco alla comunità “pietre vive”

 

Carissima/o,

Lunedì  17 novembre  c.a. riprende il cammino del gruppo “pietre vive” della nostra  parrocchia.

E’ iniziato un altro anno e non ci stanchiamo di crescere; Gesù continua

“ad andare attorno” alla nostra vita, continua ad insegnare ed il suo messaggio é arrivato fino a noi.

Noi, abbiamo accolto questo invito di Gesù e vogliamo continuare quest’annuncio evangelico perché comprendiamo sempre più quanto é urgente la cura che il Signore con la sua Parola e con la sua grazia può ottenerci.

Vogliamo anche quest’anno incontrarci,  gruppo di “pietre vive”,  non come una singola “categoria” di cristiani, ma, come è la CHIESA,  un piccolo “popolo” composto da tante categorie di persone.

Essere “pietra viva” è  il frutto di un incontro personale con Dio mettendo al centro l’ascolto della Sua parola che  non è affatto una pratica da riservare a qualche fedele molto impegnato o a un gruppo di specialisti della preghiera.

Essa è una realtà senza la quale noi non saremmo cristiani autentici che sono chiamati da questo mondo, di volta in volta, a scelte nuove ed inedite che richiedono interventi particolari che non vengono dalla pura abitudine né dall’opinione comune, bensì dall’ascolto della Parola del Signore.

L’incontro con la Parola non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita, non si chiude nell’ascolto, ma mira a diventare impegno concreto, personale e comunitario, come segno della presenza del Signore.

 Il Signore, che ama la vita, con la sua Parola intende illuminare, guidare e confortare tutta la vita dei credenti in ogni circostanza, nel lavoro e nella festa, nella sofferenza, nel tempo libero, negli impegni familiari e sociali, e in ogni vicenda della vita, in modo che ognuno possa discernere ogni cosa e tenere ciò che è buono

(1 Tess 5, 21), riconoscendo così la volontà di Dio e metterla in pratica (Mt 7, 21).

Ti ringraziamo anticipatamente della tua presenza ai futuri incontri: certamente sarai venuto per te, ma, altrettanto certamente, ci sarai anche per noi tutti: ciascuno di noi sarebbe più povero senza l’apporto degli altri; e gli altri  – la comunità –  sarebbe più povera senza il tuo contributo vivo.

Auguriamo a tutti di ritornare alle vostre attività di lavoro o in  parrocchia “nuovi”: senza parlare troppo, perché gli altri devono vedere il frutto… dal nostro comportamento.

 Ma anche senza tacere: dobbiamo essere pronti a donare la nostra esperienza, a chi ci chiede sinceramente, e non solo per curiosità.

        Un abbraccio

                                                             

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                                INCONTRO  “ Pietre Vive”

                                PARROCCHIA  REGINA PACIS

                                ANGUILLARA,  12 gennaio 2015

 

Accoglienza

 

Lettura

Natale è passato. Come spesso accade, nella foga dei preparativi a volte si rischia di dimenticare l’essenziale: Gesù è nato, Dio si è fatto uomo ed è venuto in mezzo a noi. E in mezzo a noi vuol dire in mezzo a tutti, ovunque, per l’umanità intera, nessuno escluso. Stasera, insieme, dandoci forza l’un l’altro, usufruendo della luce di ciascuno, vogliamo rispondere al suo invito. Andiamo! incamminiamoci verso di Lui. Raggiungiamolo a Betlemme!

 

(ci si sposta in processione, portando il Bambinello, verso il presepe cantando)

 

Canto: Lo spirito del Signore

 

(  1 momento.  Riflettiamo)  Lettura

Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è faticoso, lo so. Molto più faticoso di quanto sia stato per i pastori i quali, in fondo, non dovettero lasciare altro che le ceneri del bivacco, le pecore ruminanti tra i dirupi dei monti. Noi, invece, dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, la superbia delle nostre con­quiste… per andare a trovare che? «Un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

 

(Breve pausa di silenzio – si riprende il cammino)

 

Canto  :  Lo spirito del Signore

 

(2 momento.  Riflettiamo)    Lettura

Andiamo fino a Betlemme. Beati coloro che accolgono il Signore. Anche noi potremmo essere chiamati beati. Non serve molto. Basta che noi ci alziamo, sarà Lui poi, a darci la spinta per incamminarci, a dare forza alle nostre gambe poco allenate. Sarà Lui che ci verrà incontro e ci mostrerà, ancora una volta la stella da seguire

 

 Lettura

Quella mangiatoia, Signore, ti ha accolto: non c’era posto per te nell’albergo. Gli uomini non ti hanno accolto, le nostre mangiatoie sono piene dei nostri egoismi. Hai trovato calore laddove le bestie mangiano il loro fieno. Più fisso quella mangiatoia più mi rendo conto che lì c’è tutto il senso della tua nascita: il compimento delle promesse di Dio, l’Amore fattosi uomo. E’ a quella mangiatoia che dobbiamo tornare per ritrovare noi stessi, per essere uomini veri.

Senza il calore di quella mangiatoia l’uomo sperimenta l’inferno in terra perché “l’inferno è dovunque non c’è Cristo”.

Sì, Gesù, tu vuoi nascere ogni giorno in noi per avvolgerci nelle fasce del tuo amore.

(Breve pausa di silenzio –si  riprende il cammino)

 

Canto: Lo spirito del Signore

 

(Davanti al presepe)

 

Dal Vangelo secondo Giovanni  (1, 9-14)

Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

i quali, non da sangue né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.  (parola di Dio )

 

Lettura

“Se a Natale contempliamo in silenzio il presepe, accogliendolo in noi e immaginando che là dove non arrivano né i nostri pensieri né la nostra volontà o i nostri programmi, la c’è in noi la mangiatoia dove giace il bambino divino.

Dobbiamo ricordare sempre che molto spesso non meritiamo che Dio sia in noi. Non siamo a volte pronti ad accoglierlo.

In noi vediamo spesso soltanto oscurità e disordine, limiti e debolezze. Spesso ci sentiamo lontanissimi da Dio”.   (Anselm Grün )

 

Preghiera  individuale spontanea

 

Padre  Nostro

 

Scambio della pace

 

Benedizione e Congedo

 

Canto finale:  Ave Maria

Andiamo fino a Betlemme,
come i pastori.
L’importante è muoversi.
E se invece di un Dio glorioso,
ci imbattiamo nella fragilità
di un bambino,
non ci venga il dubbio di aver
sbagliato il percorso.
Il volto spaurito degli oppressi,
la solitudine degli infelici,
l’amarezza di tutti gli
uomini della Terra,
sono il luogo dove Egli continua
a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura.
(don Tonino Bello)b

a

 

 

 

 

 

 

 

  LA PIETRA VIVA SI INTERROGA (per una riflessione  personale )

 

              Signore che cosa devo fare?

 

  • Signore che cosa c’è in me?

 

  • Quali sono le pesantezze, le chiusure, le opacità, i silenzi, quali sono i comportamenti che mi impediscono di riconoscerti?

 

  • Signore perché non ti vedo e non ti riconosco veramente dove sei, ma dove mi è comodo vederti, dove l’abitudine, la tradizione, l’uso mi insegnano a vederti?

 

  • Che cosa mi impedisce di vederti nel fratello in maniera da amarlo veramente, non soltanto di farne un oggetto della nostra prestazione ben fatta, un oggetto del nostro vanto?

 

  • Perché Signore non riesco a sentire la Tua voce?

 

  • Signore perché nascondo i talenti che mi affidi e non ricambio la fiducia che riponi in me, rischiando fino in fondo per Te?

                                                                                                                                                                                                                                —————————–

 

              Signore in che modo mi vuoi salvare?

 

  • Signore che cosa manca in me perché io mi muova a riconoscerti, a lasciarmi accogliere da te, nel tuo regno, a vivere quell’esistenza autentica e libera che tu hai preparato per me fin da ora?
  • Signore perché non riesco ad abbandonarmi a Te, nella fiducia dell’attesa della Tua venuta nella mia vita?

 

  • É qualche sforzo in più che vuoi da me? Oppure è un ascolto più attento della tua Parola?

 

IL TESTAMENTO DI PADRE CHRISTIAN DE CHERGÉ

 

Padre Christian De Chergé, priore dell’Abbazia di Tibihrine, ucciso con altri sei monaci trappisti  in Algeria nel maggio 1996, probabilmente da fondamentalisti islamici (ma forse dall’esercito regolare che voleva far ricadere la responsabilità su questi ultimi). Alla vicenda di padre Christian e dei suoi confratelli, profondamente inseriti nel villaggio di cui condividevano con passione e abnegazione tutta la vita, è stato dedicato il film Des hommes et des dieux, titolo non felicemente reso da noi con Gli uomini di Dio: v. in proposito, in coda al Testamento, la recensione di Giona A. Nazzaro, apparsa su Micromega, ottobre 2010

 

Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere oggi – di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio e a questo paese. Che essi accettassero che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale.

Che pregassero per me: come essere trovato degno di una tale offerta?

Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato.

La mia vita non ha valore più di un’altra.

Non ne ha neanche di meno. In ogni caso non ha l’innocenza dell’infanzia.

Ho vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimè, prevalere nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca.

Venuto il momento, vorrei poter avere quell’attimo di lucidità

che mi permettesse di sollecitare il perdono di Dio e quello dei miei fratelli in umanità, e nello stesso tempo di perdonare con tutto il cuore chi mi avesse colpito.

Non potrei augurarmi una tale morte. Mi sembra importante dichiararlo.

Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che io amo venisse indistintamente accusato del mio assassinio.

Sarebbe pagare a un prezzo troppo alto ciò che verrebbe chiamata, forse, la “grazia del martirio”, doverla a un Algerino, chiunque sia, soprattutto se egli dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’Islam.

So di quale disprezzo hanno potuto essere circondati gli Algerini, globalmente presi, e conosco anche quali caricature dell’Islam incoraggia un certo islamismo.

E’ troppo facile mettersi la coscienza a posto identificando questa via religiosa con gli integrismi dei suoi estremismi.

L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa, sono un corpo e un anima.

L’ho proclamato abbastanza, mi sembra, in base a quanto ho visto e appreso per esperienza, ritrovando così spesso quel filo conduttore del Vangelo appreso sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa proprio in Algeria, e, già allora, nel rispetto dei credenti musulmani.

La mia morte, evidentemente, sembrerà dare ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo, o da idealista: “Dica, adesso, quello che ne pensa!”.

Ma queste persone debbono sapere che sarà finalmente liberata la mia curiosità più lancinante.

Ecco, potrò, se a Dio piace,

immergere il mio sguardo in quello del Padre,

per contemplare con lui i Suoi figli dell’Islam così come li vede Lui,

tutti illuminati dalla gloria del Cristo, frutto della Sua Passione, investiti del dono dello Spirito,

la cui gioia segreta sarà sempre di stabilire la comunione, giocando con le differenze.

Di questa vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, io rendo grazie a Dio che sembra averla voluta tutta intera per questa gioia, attraverso e nonostante tutto.

In questo “grazie” in cui tutto è detto, ormai della mia vita, includo certamente voi, amici di ieri e di oggi, e voi, amici di qui, insieme a mio padre e a mia madre, alle mie sorelle e ai miei fratelli, e a loro, centuplo regalato come promesso!

E anche te, amico dell’ultimo minuto che non avrai saputo quel che facevi.

Sì, anche per te voglio questo “grazie”, e questo “a-Dio” nel cui volto ti contemplo.

E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due.

Amen! Inch’Allah.

Algeri, 1° dicembre 1993 –  Tibihrine, 1° gennaio 1994       

                              

Elenco e date degli  incontri delle  “ pietre vive “ (a Regina Pacis):

 

17  novembre 2014  ore 21.00  / Primo incontro – “Beati quelli che  ascoltano

                                            la  parola di Dio e la vivono ogni giorno”

1  dicembre 2014  ore 21.00  / Incontri che cambiano la vita: il mio

                                             incontro con  Gesù

15  dicembre 2014  ore 21.00  / Adorazione e riflessione condivisione su

                                                 “incontri  con Gesù”

12 gennaio 2015     ore  21.00 / Davanti al Presepe!

26 gennaio 2015    ore 21.00  /  La comunità  parrocchiale

9  febbraio  2015   ore 21.00  /  La comunità  parrocchiale

18  marzo  2015     ore 21.00  /  Le “ceneri” – attività quaresimale

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17  novembre 2014  ore 21.00  / Primo incontro  “ Pietre  Vive “

  “Beati quelli che  ascoltano la  parola di Dio e la vivono ogni giorno”

Lo scorso lunedì  17 novembre  alle ore  21.00, nei nuovi locali della nostra parrocchia (le  quattro stanze), è iniziato, per questo nuovo anno, il cammino delle “pietre vive” della nostra parrocchia.

Dopo un canto di accoglienza, don Faustino ha presentato all’assemblea, circa  venticinque persone compresi  i nostri tre sacerdoti, l’attività della serata spiegando che essere “ pietra viva “ è  il frutto di un incontro personale con Dio mettendo al centro l’ascolto della Sua parola  attraverso l’esperienza, per questo incontro, della Lectio Divina.

La Lectio Divina non è affatto una pratica da riservare a qualche fedele molto impegnato o a un gruppo di specialisti della preghiera.

L’incontro con la Parola non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita, non si chiude nell’ascolto, ma mira a diventare impegno concreto, personale e comunitario, come segno della presenza del Signore.

Con la divisione in gruppi ristretti si è proceduto a  riflettere  con la pratica della “lectio divina” metodo Vigan, suggeritoci dal monaco benedettino Benoit Standaert, che noi parrocchiani di Regina Pacis conosciamo per averlo incontrato nel corso degli anni passati  condividendo con lui  vari temi.

Il brano del Vangelo scelto era Matteo 7, 24 – 27 (la casa sulla roccia ).

La riflessione comune  sui tre momenti in cui si è svolta la “lectio” : le espressioni che ti hanno colpito, che ti ha detto questa parola e quale impegno prendi partendo da questa parola, è stata molto stimolante e  proficua.

La riunione  si è conclusa, ringraziando i presenti per la loro partecipazione , con una preghiera comunitaria a cui ha fatto seguito la benedizione.

I prossimi appuntamenti  sono riportati nella comunicazione del parroco don Luigi alla comunità delle “pietre vive”.

Pace e bene a tutti

                                                                                Don  Faustino e  Camillo

 

Preghiera conclusiva del 1° incontro “Pietre Vive” 17 novembre 2014

                       

Ci portiamo a casa una gioia riscoperta e spesso dimenticata:

Dio ci ha parlato e ci parla,

Dio è un dono continuo e una compagnia affidabile,

Dio è presente con la Parola,

Dio si fa carne nostra e abita i nostri pensieri e i nostri vocabolari,

le nostre sintassi e i nostri grovigli,

le nostre involuzioni e ci libera.

Ci portiamo a casa un compito gioioso e una sicurezza:

la Parola di Dio è capace di rimettere in piedi comunità stanche e dare vigore nuovo a comunità fedeli.

La Parola è e deve rimanere sempre il centro di ogni attività pastorale.

Ci portiamo a casa che la Parola di Dio è attesa dall’uomo di oggi e noi non possiamo tenerla chiusa nei nostri scaffali,

perché non è un libro da biblioteca,

ma una speranza da offrire con tutti i mezzi e con tutta la passione e intelligenza che abbiamo.

                                            (Domenico Sigalini vescovo Palestrina)

 

17 novembre 2014       

 

INCONTRO  “ Pietre Vive”

PARROCCHIA  REGINA PACIS

ANGUILLARA,  15 dicembre 2014

“Incontrare e vivere Gesù nel quotidiano per essere come Lui”

 

Presentazione del’attività

Carissima/o

Avvento vuol dire attesa. Dio si fa vicino a noi per mezzo di Cristo.

Nella vita di molte persone spesso, all’improvviso si trovano risposte ed attese

(attesa di qualcosa, di  QUALCUNO, che quando verrà risolverà la vita, metterà a tacere la propria inquietudine  portando la serenità di una pace vera).

Nel Vangelo sono molte le “immagini” di persone che all’improvviso trovano queste risposte. Incontrano qualcuno che riempie la loro vita : Gesù.

Così è per noi oggi. Per ciascuno le circostanze dell’incontro sono diverse.

Ma appare chiaro che è Lui,  il Qualcuno atteso da tempo, colui che, preso sul serio, ti riempie la vita e non permette che continui come prima.

Fare i conti con Gesù non può lasciare indifferenti, ma può succedere anche di dirgli di no, a conti fatti.

Cerchiamo di riuscire a dare una interpretazione personale di un incontro con Gesù, mettendoci nei panni di un personaggio che lo ha incontrato durante la sua vita.

Leggiamo nel Vangelo il racconto di un episodio e facciamolo “nostro”, cerchiamo poi di raccontarci, il prossimo incontro, condividendo fraternamente, in quale modo si è svolto questo incontro e se ha lasciato una traccia nella nostra vita.

 

                             Un abbraccio

 

ALCUNE  “IMMAGINI” DI INCONTRI NEL VANGELO

 

Un compaesano di Gesù    Lc  4, 16-30

(non  voleva ascoltare discorsi scomodi)

Un fariseo           Lc 7, 36-50

(il conformismo religioso )

Un apostolo         Lc 9, 49-50

( il settarismo la chiusura agli altri)

Marta , Maria           Lc 10, 38-42

(il non saper cogliere il momento delle cose

importanti )

Un invitato scortese          Lc 11, 15-21

(ignorare Gesù con scuse banali, essere con Gesù )

Uno della folla        Lc 11, 29-32

(domandare dei miracoli come prova, la malafede)

L’erede        Lc 12, 13-21

( non capire la vera importanza di Gesù,

guardarsi dall’ avarizia )

L’amministratore infedele Lc 12, 42-48

(vivere ignorando Gesù, essere sempre vigilanti )

Il fratello del figliol prodigo   Lc 15, 11-32

( la piccolezza d’animo)

Un ricco ostinato         Lc 16, 19-31

( il pentimento tardivo )

Il giudice buono   Lc 18, 1-8

( fare il bene per forza)

 

 Il capo dei sacerdoti  Lc 20, 20-26

( voler cogliere in fallo Gesù per

metterlo a tacere, il tributo a Cesare)

 

 

 

 

 

 

Un apostolo addormentato Lc 22, 39-46

( lasciarsi andare nel momento della prova)

 

Pietro        Lc 22, 54-62

(la paura di assumersi una responsabilità)

 

Pilato       Lc 23, 1-25

(l’ingiustizia )

Uno della gente       Lc 23, 35-36

(il vizio di “stare a vedere”)

 

Un lapidatore    Gv 8, 1-11

( la legge prevale sul perdono)

 

Tommaso           Gv 20, 24-29

(vedere per credere)

 

I primi discepoli   Mt 4, 18-22

(esigenze della vocazione)

 

Il ricco triste       Lc 18, 18-24

( il peso della ricchezza)

 

Un fariseo presuntuoso     Lc 18,9-14

(lo snobbismo religioso)

 

 

Il servo pauroso      Lc 19, 20-26

(l’indolenza)

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Spunti di metodo per le PIETRE VIVE

 

La proposta della Diocesi: il cammino delle Pietre Vive è il contenuto più importante a cui prestare attenzione ed il punto di riferimento del giudizio e del paragone.

Conoscere Cristo in modo tale che la sua presenza diventi persuasiva per noi.

Il metodo: rivelare la presenza di Cristo come avvenimento presente.  Sostituire a delle categorie ripetute o a un discorso reiterato l’incontro con un avvenimento.

La moralità: nasce come tensione ad investire la vita con l’avvenimento che si è incontrato e in cui si è stati coinvolti.

Il nostro incontrarci: diventa avvenimento, e quindi sorgente di moralità, in quanto è impostata in modo tale da rendere più facile ad ognuno il paragone di tutto ciò che vive con la proposta delle Pietre Vive.

La responsabilità personale di chi dirige: che sia serio il suo rapporto con quel che dice agli altri.Questo accende la vita del gruppo come avvenimento.

Se le Pietre Vive sono ridotte a categorie di un «discorso» non succede niente.Se è un lavoro, un punto di paragone,  allora cambia tutto.

Ciò che si deve comunicare è l’entusiasmo, la bellezza di un paragone.Il paragone ha in sé una componente esistenzialmente drammatica,perché se uno si confronta deve correggersi.

È proprio questo che trascina con sé educativamente: merita di essere seguito solo chi segue.
Ciò che non diventa urgenza ad un cambiamento è falso,anche se è un discorso correttamente ripetuto.

Il cammino delle Pietre Vive deve essere fatta dentro un serio paragone con il testo, non seguendo il filo delle proprie preoccupazioni.

Come il cammino delle Pietre Vive diventa un punto di paragone?Deve essere innanzitutto letta chiarendo insieme il significato delle parole. Non una interpretazione, ma la sequela letterale. È un      rinverdimento del metodo scolastico del Medio Evo: lettura talmente  testuale che i commenti si facevano ai margini. Bisogna diventare discepoli del testo.In secondo luogo, occorre dare spazio alla esemplificazione di un paragone tra ciò che si vive e quello che si è letto.Bisogna chiedersi come quello che si è letto e cercato letteralmente di  capire giudica la vita, giudica quello che è accaduto il giorno prima,quello che sta avvenendo nel mondo e nella propria situazione.Così  Pietre Vive diventa un gesto missionario; non deve essere un «seminario interno».  Come fa ad essere valido per me , se non lo sento pieno di promessa di speranza anche per l’uomo che incontro per la strada o per il compagnodi scuola o lavoro?Chi guida le Pietre Vive dovrebbe essere la polla sorgiva di questo momento come avvenimento. E diventa polla sorgiva se ciò che legge colpisce lui, tanto che – con discrezione e senza sentimentalismi – sarebbe opportuno che dicesse:  «Capisco che questo determinato passaggio giudica innanzitutto me».Se invece chi guida investe la gente coi suoi pensieri, abitua ognuno a seguire i propri pensieri.Le Pietre Vive devono essere sentite, vissute e sofferte da chi le guida, il quale, proprio per questo, cessa di essere un«cattedratico» e diventa – come tutti – uno che cerca.Il lavoro delle Pietre Vive più che essere fondato su gesti eccezionali, è lavoro di tutti i giorni.

 

Spunti di metodo per la Scuola di comunità (1992)

Appunti da una discussione di Luigi Giussani al Consiglio nazionale di CL

La proposta del movimento è sistematicamente e criticamente contenuta nella Scuola di comunità. Essa rappresenta il contenuto più importante a cui prestare attenzione ed il punto di riferimento del giudizio e del paragone.

Il lavoro sul testo di Scuola di comunità è la modalità più concreta per mantenere un rapporto sistematico con il carisma del movimento.

Carisma è il dono dello Spirito, che agisce in funzione della Chiesa tutta, utilizzando temperamento, tempo e spazio; utilizzando l’umano. È questo uno dei contenuti centrali del secondo tomo del terzo volume; rendersi conto che lo Spirito usa l’umano vuol dire rendersi conto di quel che è il cattolicesimo.

È la fedeltà al carisma che genera presenza e missione; è dalla fedeltà al carisma che l’esperienza nasce e produce uno sviluppo umano con capacità di presenza.

Il «genio» proprio del carisma del movimento è metodologico, pedagogico. Il movimento è sorto come preoccupazione perché i giovani conoscessero Cristo in modo tale che la sua presenza diventasse persuasiva per loro.

Il metodo del movimento è indicato nella parola «avvenimento»: rivelare la presenza di Cristo come avvenimento presente. È, infatti, in un avvenimento presente che Cristo si rivela persuasivamente. La metodologia del movimento sta tutta quanta nel sostituire a delle categorie ripetute o a un discorso reiterato l’incontro con un avvenimento.
La moralità nasce come tensione ad investire la vita con l’avvenimento che si è incontrato e in cui si è stati coinvolti; tensione ad appartenere e, quindi, a confrontarsi con ciò che il movimento è.
La compagnia diventa avvenimento, e quindi sorgente di moralità, in quanto è impostata in modo tale da rendere più facile ad ognuno il paragone di tutto ciò che vive con la proposta del movimento.

È questa la modalità concreta per mantenere il rapporto con il carisma: investire con un avvenimento e far penetrare in questo avvenimento. L’inizio di questo avvenimento dovrebbe essere la responsabilità personale di chi dirige: che sia serio il suo rapporto con quel che dice agli altri. Questo accende la vita della compagnia come avvenimento.

Se la Scuola di comunità è ridotta a categorie di un «discorso» non fa sviluppare il movimento. Se è un lavoro, un punto di paragone, diventa fattore affascinante di avvenimento.

Ciò che si deve comunicare è l’entusiasmo, la bellezza di un paragone. Il paragone ha in sé una componente esistenzialmente drammatica, perché se uno si confronta deve correggersi. È proprio questo che trascina con sé educativamente: merita di essere seguito solo chi segue.
Ciò che non diventa urgenza ad un cambiamento è falso, anche se è un discorso correttamente ripetuto.

La Scuola di comunità deve essere fatta dentro un serio paragone con il testo, non seguendo il filo delle proprie preoccupazioni.

Come la Scuola di comunità diventa un punto di paragone? Deve essere innanzitutto letta chiarendo insieme il significato delle parole. Non una interpretazione, ma la sequela letterale. È un rinverdimento del metodo scolastico del Medio Evo: lettura talmente testuale che i commenti si facevano ai margini. Bisogna diventare discepoli del testo.
In secondo luogo, occorre dare spazio alla esemplificazione di un paragone tra ciò che si vive e quello che si è letto. Bisogna chiedersi come quello che si è letto e cercato letteralmente di capire giudica la vita, giudica quello che è accaduto il giorno prima, quello che sta avvenendo nel mondo e nella propria situazione.
Così Scuola di comunità diventa un gesto missionario; non deve essere un «seminario interno». Come fa ad essere valida per me la Scuola di comunità, se non la sento piena di promessa di speranza anche per l’uomo che incontro per la strada o per il compagno di scuola o lavoro? Se è valida per me perché non deve essere valida per lui? Proponendola all’altro, scatta l’unità umana che c’è tra me e lui, la sete umana che ci accomuna e l’àncora di risposta che brilla per me e per l’altro.

Chi guida la Scuola di comunità dovrebbe essere la polla sorgiva di questo momento come avvenimento. E diventa polla sorgiva se ciò che legge colpisce lui, tanto che – con discrezione e senza sentimentalismi – sarebbe opportuno che dicesse: «Capisco che questo determinato passaggio giudica innanzitutto me». Se invece chi guida investe la gente coi suoi pensieri, abitua ognuno a seguire i propri pensieri.

La Scuola di comunità deve essere sentita, vissuta e sofferta da chi la guida, il quale, proprio per questo, cessa di essere un «cattedratico» e diventa – come tutti – uno che cerca. E perché questo cercare non sia intellettuale deve essere una domanda. Questa ricerca e questa domanda generano affezione reale.

Il lavoro di Scuola di comunità più che essere fondato su gesti eccezionali, è lavoro di tutti i giorni.

Non è produttivo sostituire il lavoro di Scuola di comunità con qualcosa d’altro, da sé immaginato; sarebbe una inconsapevole accusa della propria incapacità a fare Scuola di comunità.

 

Spunti di metodo per le PIETRE VIVE

Conoscere Cristo in modo tale che la sua presenza diventi persuasiva per noi.

Se le Pietre Vive sono ridotte a categorie di un «discorso» non succede niente.Se è un lavoro, un punto di paragone,  allora cambia tutto.

Ciò che si deve comunicare è l’entusiasmo, la bellezza di un paragone.

Il paragone ha in sé una componente esistenzialmente drammatica,perché se uno si confronta deve correggersi.
Ciò che non diventa urgenza ad un cambiamento è falso,anche se è un discorso correttamente ripetuto.

Il cammino delle Pietre Vive deve essere fatto dentro un serio paragone con il testo, non seguendo il filo delle proprie preoccupazioni.

Come il cammino delle Pietre Vive diventa un punto di paragone?

Deve essere innanzitutto letto chiarendo insieme il significato delle  parole.                                                                                                                      Non una interpretazione, ma la sequela letterale. È un rinverdimento del metodo scolastico del Medio Evo:                                         lettura talmente testuale che i commenti si facevano ai margini.Bisogna diventare discepoli del testo.

In secondo luogo, occorre dare spazio alla esemplificazione di un paragone tra ciò che si vive e quello che si è letto.                                   Bisogna chiedersi come quello che si è letto e cercato letteralmente di capire giudica la vita, giudica quello che è accaduto il giorno prima, quello che sta avvenendo nel mondo e nella propria situazione.
Così  Pietre Vive diventa un gesto missionario; non deveessere un«seminario interno».                                                                          Come fa ad essere valido per me , se non lo sento pieno di promessa di speranza anche per l’uomo che incontro per la strada o per il compagno  di scuola o lavoro?  Se è valido per me perché non deve essere valido per lui?
Le Pietre Vive devono essere sentite, vissute e sofferte da chi le guida, il quale, proprio perquesto, cessa di essere un «cattedratico» e diventa – come tutti – uno che cerca.

Il lavoro delle Pietre Vive più che essere fondato su gesti eccezionali, è lavoro di tutti i giorni.

 

Pietre Vive di lunedì 20 gennaio 2014

Da pagina 91 a pagina 96

 

INNO CRISTOLOGICO nella lettera ai Filippesi 2,6-11

1.                “Il Verbo si è fatto carne e abita in mezzo a noi”.

Questo potrebbe essere il titolo dell’Inno Cristologico.

Per chi non crede, è FOLLIA un Dio così umano!

Per chi lo accoglie, può dare le vertigini e cambiare tutto.

2.                Contesto di tenerezza

Leggi il capitolo 1 della lettera ai Filippesi e il capitolo 2 fino al versetto 5: ci descrive il prezioso rapporto tra Paolo e la comunità cristiana di Filippi: la tenerezza dei Filippesi verso Paolo. La comunità cristiana di Filippi è molto diversa da quella di Corinto.

3.                RADICARSI E COSTRUIRSI IN LUI  –  riflessione personale

Fino a che punto

sono disposto

a mettermi nei panni di “questo Gesù”?

4.                CAMMINARE CON LUI  –  riflessione comunitaria

Abbassamento ed esaltazione di Cristo:

una storia di continua spoliazione.

COME

leggere e rileggere la vita della nostra Parrocchia?

RISCHIO

di fare o di desiderare

un cristianesimo più umano

senza Croce

senza Cristo

senza Spogliazione.

 

PROSSIMO INCONTRO: lunedì 27 gennaio ore 21.00

 

  • Pagine 91-96
  • Lettura attenta del testo dei Filippesi che precede l’Inno Cristologico per cogliere la ‘tenerezze’ dei filippesi verso Paolo (1-2,5)
  • Lavorare sul foglio

Spunti di METODO  per le Pietre Vive.

 

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