Catechismo del Dopo Comunione
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“Ad un bambino
regalerei le ali,
ma lascerei che da solo
imparasse a volare”
(Gabriel Garcia Marquez)
Nel nostro percorso di vita, sperimentiamo spesso situazioni in cui si è tentati
– di vedere il buio piuttosto che la luce,
– di vedere spesso pericoli imminenti, motivi disonesti e macchinazioni nascoste.
Ognuno e ognuna di noi avverte a volte la tentazione di ritenere
che la fiducia sia un atteggiamento da ingenui,
che il prendersi cura degli altri e del creato sia una cosa romantica e
che il perdono faccia parte della sfera dei sentimentalismi;
Capita anche di trovarsi impotenti davanti all’entusiasmo, lo si ritiene infantile e lo si ridicolizza; questo avviene soprattutto con un certo entusiasmo di tipo spirituale, entusiasmo dell’anima, entusiasmo del cuore;
da “persone serie” pensiamo sia più importante “ tenere i piedi per terra” e non lasciarsi ingannare da “emozioni fuorvianti”….
Tutto ciò non fa altro che sminuire la gioia che ci proviene da Dio, e inesorabilmente il buio, l’oscurità diventano causa di altra oscurità.
Chi, invece, si predispone ad assaporare la gioia di Dio, certamente,
– non nega l’oscurità ma sceglie di non rimanerci;
– afferma che ci si può fidare più della luce che splende nell’oscurità che dell’oscurità stessa e
– che pochissima luce può disperdere molta oscurità;
sa vedere in tutte le situazioni lampi di luce e indicarli agli altri come situazioni che parlano della presenza di Dio;
sa scoprire che esistono persone che si guariscono le ferite reciprocamente,
si perdonano a vicenda le offese,
sanno condividere i loro beni,
promuovere lo spirito comunitario,
festeggiare i doni che hanno ricevuto e
vivere queste situazioni come un’anticipazione di quella che sarà
la gioia eterna di Dio
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