Colombia, riflessioni di viaggio

Il 29 gennaio tre persone di Anguillara e sei di Rignano hanno iniziato una “avventura”, destinazione Colombia. Tre nostri comuni amici, i sacerdoti colombiani della Parrocchia di Regina Pacis, ci aspettavano per farci conoscere la bellezza della loro terra ma anche per renderci consapevoli e partecipi di una realtà di cui abbiamo solo sentito parlare, fatta di povertà, maltrattamenti e soprusi.

L’arrivo a Bogotà ci mostra una città molto simile alle nostre, una metropoli con molto traffico e che somiglia alle nostre città degli anni ’50. Scendendo verso Neiva – Huila,  attraverso le Ande, ci colpisce la ricca vegetazione, con le numerose piantagioni di banane e tanti frutti tropicali, che incontriamo anche ad altitudini elevate (3000-3200 mt). Dopo un viaggio lunghissimo su strade impervie finalmente arriviamo a destinazione. Il nostro unico desiderio è quello di fare una doccia e andare a dormire ma le usanze del  luogo prevedono di far festa ai nuovi arrivati, così ci accoglie un piccolo gruppo di musicisti che suonano per noi ed alcuni ragazzi che ci mostrano il ballo della loro regione, il sanguanero, che noi dobbiamo ballare insieme a loro…è il loro modo di far festa.

Nei giorni che seguono ci vengono mostrate le varie attività svolte dalle parrocchie e così entriamo in contatto con la povertà e le varie situazioni di disagio.  Due-tre volte a settimana ai bambini dei quartieri più poveri viene preparato il pranzo prima della scuola, e anche noi abbiamo partecipato preparando insieme alle mamme locali un alimento tipicamente italiano… gli gnocchi. Abbiamo preparato gnocchi per cento persone… Abbiamo visto un orfanotrofio gestito da suore e abbiamo portato la colazione ai bambini in uno dei tanti quartieri poveri di periferia. Abbiamo distribuito pasti in una casa di passaggio per anziani malati e visitato il nuovo seminario.

Ci ha colpito molto in tutte queste situazioni che adulti e bambini non chiedessero aiuto materiale ma vicinanza e affetto…

Il filo conduttore di tutto il viaggio e che lo ha reso un’esperienza unica si può riassumere in un verbo molto usato in Colombia il COMPARTIR. Il significato è chiaro ed è il condividere. I nostri amici colombiani sono abituati ad accogliere  e  condividere tutto,  la frase ricorrente in ogni nuovo posto dove andavamo era proprio questa : “la mia casa è la tua casa”.  Grande lezione per noi che abbiamo sempre paura di perdere qualcosa di nostro nella condivisione.

Il “compartir” ha pian piano contagiato anche il nostro piccolo gruppo fatto di persone che si conoscevano assai poco, molto differenti tra loro, con esperienze diverse alle spalle ed ancora anche con un pizzico di diffidenza  tutto “occidentale” nel cuore: il condividere queste esperienze, provare le stesse sensazione e sperimentare le stesse difficoltà ha cementato il gruppo e ci ha reso consapevoli di essere fratelli, felici di stare insieme e soprattutto tutti figli dello stesso Dio.

 

                                                                                                                                        Cristina Di Nenno

PS. Nella sezione GRUPPI PARROCCHIALI potete trovare  l’ASSOCIAZIONE FUSOCUNDE con altro materiale.

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